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CARTA

 

E’ un cognome diffusissimo in Sardegna, con circa 5.800 nuclei familiari che ne fanno il sesto cognome dell’isola (dopo Sanna, Piras, Pinna, Serra, Melis); presente in particolare a Sassari (450 n.f. circa), Cagliari (350), Oristano (150), Lodè (130), Siniscola (100), Nuoro e Perdasdefogu (90); è presente in misura meno marcata in altre regioni d’Italia, con dei nuclei consistenti nel Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Veneto, e in Liguria, dov’è diffuso in tutto l’arco costiero. 

 

 La trisavola Rita Carta, figlia del “proprietario” Giuseppe Carta e di Rosa Lecca, fu battezzata nella chiesa di Sant’Eulalia il 12.03.1824 coi nomi Rita, Giovanna, Geronima, Maria, padrini furono Giovanni Canopa (Canepa?) e l’ostetrica Rita Cabula.

Coniugata il 16.07.1843 con Francesco Garzia, abitava nella casa di proprietà in via Mores (Napoli) numero 43, ora non più esistente; morì vedova alle ore 18 del 28.02.1891, sepolta nel cimitero di Bonaria (tomba serie 9 fila 1, num 38).

L’originale della foto a sinistra è un ritratto di discrete dimensioni conservato da zia Amina in un armadio, insieme alle foto dei bisnonni Garzia; non ho nessuna prova che si tratti di Rita Carta, ma il fatto di averlo ritrovato insieme alla foto di Giovanni Garzia, in un formato che fa pensare ad una persona di non poca importanza, il fatto che non esista, nella raccolta Murroni e Costa, altra foto della stessa persona e quindi si possa escludere che facesse parte della stretta cerchia familiare delle due famiglie, e lo sguardo particolare forse dovuto ad uno strabismo presente nella famiglia Garzia, mi ha fatto pensare alla madre del bisnonno Giovanni.

 


Il padre della trisavola Rita, Giuseppe Carta, fu battezzato nella chiesa di Sant’Eulalia il 29.11.1782, coi nomi Francesco Giuseppe Efisio Andrea, padrini Josef Rossu e Rosa Melis; era figlio di Antonio Ignazio Carta e Angela Butera (?).

Coniugato il 17.11.1810 con Rosa Lecca proveniente da Nurri, non si hanno ulteriori particolari sulla sua vita, e non si conosce la data di morte; la moglie morì alla Marina 25.09.1827 e fu sepolta nella chiesa di San Pietro dei pescatori; dalla registrazione di matrimonio della figlia Vincenza, del 1838, risulta già defunto anche Giuseppe.

Suoi figli furono

Angela                        1812/1892       cgt 1836 Nicola Camba

Vincenza                    1814/1901       cgt 1838 Sebastiano Boi

Efisio                          1817/1819

Efisio                          1821                cgt 1845 Rosa Manzolini

Rita                            1824/1891       cgt 1843 Francesco Garzia

Francesca                    1827/1894

 

L’unica altra notizia che si può aggiungere è questa: nella registrazione di morte della figlia Vincenza, il 23.02.1901, è scritto che la donna, vedova di Sebastiano Boi,  era figlia del fu Francesco marinaio e della fu Rosa Lecca; a parte il nome Francesco, che è il primo di battesimo, e che non sembra venisse normalmente usato, è interessante il mestiere di “marinaio” che viene attribuito a Giuseppe (o Francesco Giuseppe) Carta.

 

I genitori di Giuseppe Carta erano Antonio Ignazio Carta e Angela Butera.

Di questi non si sa nulla, e non c’è sicurezza nemmeno sul cognome di Angela, che è  stato trovato scritto in forme differenti e spesso poco leggibili (Butea, Buttia, Putea, Puteca, Botea, Butera); non è stato rintracciato il loro matrimonio e nemmeno la registrazione di morte; oltre a Giuseppe, nato nel 1782, nel 1784 ebbero un altro figlio, Salvatore, coniugato nel 1811 con Giuseppa Barrago, ed una figlia, Maria Francesca, nata nel 1787,  coniugata nel 1805 con Nicola Defraia; da questi ultimi discende Anna Defraia (1914-1954), coniugata con Franco Massacci.

 

È abbastanza singolare non aver rintracciato altri dati sui coniugi Carta/Botera, né il loro matrimonio, né la registrazione di nascita, nonostante diversi tentativi fatti su tutti i quartieri di Cagliari. È davvero particolare la difficoltà con la quale i vari parroci scrivevano il cognome di Angela, riportato in modo sempre diverso nelle poche registrazioni familiari, oppure omesso, sostituito dal cognome più semplice e noto del marito; è il destino dei cognomi non conosciuti, che spesso in Sardegna sono stati modificati definitivamente.

Se si ipotizza, dato il cognome particolare, una origine non sarda per Angela, sembrerebbe ovvia l’origine sarda di Antonio Ignazio, dato il cognome così presente in Sardegna; però, come ho scritto all’inizio di questa pagina, il cognome Carta è diffuso in altre parti d’Italia, ed è distribuito in modo tale da ritenere che abbia avuto più origini separate nella penisola, rese possibili dalla sua “semplicità”.

 

È inoltre notevole il numero di legami di parentela o di amicizia con persone non sarde, provenienti dalla Sicilia o dalla Campania, che aveva la famiglia:

  • Antonio Ignazio era coniugato (circa 1780) con Angela Buttea, Buttia, Butera, di cognome incerto ma forse siciliano (Butera, la forma più probabile, è ben presente nelle province di Palermo e Trapani).
  • Il loro figlio Salvatore nel 1784 ebbe come padrini Pedro Salabè, probabilmente siciliano, e l’ostetrica Angela Musso, sicuramente siciliana; quest’ultima abitava nel quartiere Castello ma fu preferita a tutte le ostetriche della Marina.
  • La figlia Francesca ebbe come padrino Nicola Licciardo, di famiglia siciliana.
  • La stessa Francesca sposò nel 1805 Nicola Defraja, di cognome napoletano (De Fraia, con buona presenza attuale a Pozzuoli).
  • Il figlio Salvatore sposò nel 1811 una Barrago, di cognome siciliano (ex Barraco, delle province di Trapani e Palermo).
  • Angela, figlia di Giuseppe e Rosa Lecca, ebbe come padrino nel 1812 Raffaele Defraja.
  • Efisio, figlio di Giuseppe Carta e Rosa Lecca, ebbe come padrino nel 1821 Giuseppe Carrucciu, il cui cognome era originariamente Garuccio, siciliano (Trapani).
  • Rita, figlia di Giuseppe e Rosa Lecca, si sposò nel 1843 con Francesco Garzia, proveniente da Ischia.
  • Raffaela, figlia di Salvatore Carta, si sposò nel 1845 con Angelo Defraja.

 

A tutto questo si aggiunge il mestiere di marinaio di Giuseppe, riportato nella registrazione di morte della figlia Vincenza, mentre la qualifica di “proprietario”, che gli si attribuisce nella registrazione di nascita della figlia Rita, potrebbe essere una trasformazione poco corretta della parola “patròn”, che indicava i marinai, padroni di una barca; infine è interessante che la moglie di Giuseppe sia stata sepolta nella chiesa di San Pietro dei pescatori.

 

In conclusione l’ipotesi che si propone è che la famiglia Carta Butera provenisse dalla Sicilia, gente di mare, forse dedita al commercio come i napoletani Garzia, o forse alla pesca (o forse ad entrambe le cose).

 

 

LECCA

 

E’ un cognome di buona diffusione in Sardegna, con oltre 1.000 nuclei familiari; è presente soprattutto nei comuni di Cagliari (oltre 180 n.f. a cui si aggiungono oltre 60 n.f. di Pirri), Sinnai (circa 90), Nurri e Assemini (oltre 60 n.f.); la distribuzione in Italia è quella tipica dei cognomi prettamente sardi, con una presenza modesta nelle regioni settentrionali e intorno a Roma.

 

Rosa Lecca, figlia di Sebastiano Lecca e Vincenza Faa, nacque a Nurri il 28.02.1785; battezzata Priama Rosa, padrini furono Antioco Marongiu e sua moglie Antonia Rosa Lampis; è probabile che la famiglia si spostò presto a Cagliari, perché Rosa sposò Giuseppe Carta il 17.11.1810 nella chiesa di Sant’Eulalia; testimoni al matrimonio furono Michele Serra e Maurizio Arthemalle.

Morì il 25.09.1827 alla Marina, fu sepolta nella chiesa di S.Pietro extra muros; si tratta della chiesetta di San Pietro dei pescatori, accessibile da viale Trieste.

 

Non si hanno altri dati sui Lecca di Nurri, oltre a quelli essenziali esposti nei fogli genealogici; si è a conoscenza di una cugina di Rosa Lecca, Francesca Lecca, che sposò Francesco Marcello; il loro figlio Sebastiano, cancelliere del tribunale, sposò nel 1867 Filomena Garzia, sorella del bisnonno Giovanni (con la dispensa per la consanguineità di terzo grado).

 

Il cognome Faa, che portava la madre di Rosa Lecca, attualmente è presente in Sardegna con circa 130 nuclei familiari, nelle diverse forme: Faa, Faà, Fa o Fà; i comuni dove è maggiormente diffuso sono Villaputzu (circa 20 n.f.) seguito da Sadali, Muravera, San Vito e Cagliari, con circa 15 n.f.; nel comune di Nurri (a 28 km da Sadali), non risulta più esistente.

 

Il cognome Stori, che portava la madre di Vincenza Faa, attualmente è presente in Sardegna con circa 30 nuclei familiari, e i comuni dove è maggiormente diffuso sono Siurgus Donigala, Orroli, entambi non lontano da Nurri, Muravera e Carbonia; a Nurri non esiste più.

 

Il cognome Anedda, che portava la madre di Sebastiano Lecca, è molto più diffuso dei precedenti, con oltre 700 nuclei familiari nell’isola; fra i comuni dove è maggiormente presente, oltre a Cagliari (circa 90 n.f.), vi sono Orroli (c.a 70 n.f.) Villaputzu (40); a Nurri vi è una trentina di famiglie di questo cognome.